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Dal 1° agosto si può acquistare su www.phasar.net
ORIGINE E STORIA
DELLA FAMIGLIA FRECENTESE. IL RAMO DI S. MARIA CAPUA VETERE
di Roberto Frecentese

Le
origini del casato Frecentese e la sua vicenda storica sono percorse
attraverso l’ausilio dei documenti a partire da Giovanni di
Nocera (1017?) e nelle diramazioni dei suoi nuclei a Sarno, Amalfi,
Napoli, Nola.
Da Nola è nato il ramo di S. Maria Capua Vetere agli inizi del XVIII secolo.
Nel libro sono ricostruiti per la prima volta storia, attività
economiche, personaggi, parentele, legami sociali e cultuali,
curiosità, genealogie (Sarno, Amalfi, Napoli, Nola, S. Maria
Capua Vetere, Vallo della Lucania, Laurino, Torre Annunziata) con
l’ausilio delle fonti d’archivio.
Le notizie sparse un po’ dappertutto e mai collazionate tra loro
vengono presentate in un quadro storico- genealogico, grazie al quale
è possibile ricavare gli intrecci tra il casato ed i territori
di antica tradizione politica, economica e culturale del Regno di
Napoli.
La famiglia, appartenente alla nobiltà locale di Sarno, ha
vissuto un periodo di straordinario splendore tra XV e prima
metà del XVI secolo, durante il quale ha partecipato attivamente
alla società del tempo.
Un capitolo è stato dedicato interamente ai documenti medievali.
Il volume possiede, oltre quello generale dei nomi e dei luoghi, un
indice per genealogie al fine di agevolare la ricerca.
Edizioni PHASAR 2012 € 35,00
ISBN: 978-88-6358-146-1
Proprietà letteraria riservata
© 2012 Roberto Frecentese
Il libro è disponibile anche in formato e-book
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IL RAMO DI S. MARIA CAPUA VETERE
1. Il periodo pre stato civile sammaritano (sec. XVIII).
1723, 11 maggio. Paolino Giovanni Bernardo Frecentese, figlio di
Francesco Antonio ed Angela Casanova, si sposa nel Duomo di S. Maria
Capua Vetere con Agata Paolella. Provengono da Nola. Prima di
raggiungere S. Maria Capua Vetere si erano fermati brevemente a
Casapulla. Paolino portava con sé il fratello Felice e la sorella
Cristina. La morte della moglie, forse per le conseguenze del parto, e
del piccolo Francesco Maria Nicola, battezzato il 15 marzo del 1724,
convince Paolino, dopo il tempo del lutto, a contrarre un nuovo
matrimonio con Rosa Perrino probabilmente nel 1725. Dalla loro unione
ha origine il ramo sammaritano dei Frecentese con la nascita di
Giuseppe Maria, battezzato 13 febbraio 1726.

Nel catasto onciario del 19754 figura la famiglia “Trecentese” composta
da: magnifico Paolo di 56 anni, speziale di medicina, con la moglie
magnifica Rosa Perrino di anni 48 con i figli Vincenzo di anni 21,
speziale di medicina, Giuseppe Maria di anni 16, pittore, Giovanni di
anni 11, Maria di anni 19, Rachele di anni 15, Angela di anni 8.
Nell’elenco vi è la sorella Cristina Trecentese di anni 60. La famiglia
abita in piazza S. Lorenzo. (I Catasti onciari, pp. 139, 149).
Nel censimento onciario del 1754 Paolino Frecentese appare nella
qualità di speziale di medicina, così come il figlio Vincenzo. La
corporazione degli speziali di medicina annoverava tra le proprie file
anche i pittori. Si spiega così come il figlio di Paolino, Giuseppe
Maria, si appoggiasse all’attività paterna per intraprendere l’arte
della pittura.
Dal figlio di Paolino e Rosa Perrino, Giovanni Girolamo, ultimo nato,
prosegue il ramo sammaritano per la linea maschile. L’arte dello
speziale è stata intrapresa dal primogenito Vincenzo, che sembra non
essersi sposato. La famiglia abitava nella piazza S. Lorenzo. Di
Giovanni Girolamo non si hanno informazioni né sull’attività svolta, né
sul luogo ove abitava. Molto probabilmente, essendo i suoi figli
abitanti nella strada S. Lorenzo ed il padre Paolino dimorante nella
piazza S. Lorenzo, come dichiarato nel censimento del catasto onciario,
quella di S. Lorenzo doveva essere la zona elettiva del domicilio dei
Frecentese.
La via S. Lorenzo è l’attuale via A. Gramsci e la piazza S. Lorenzo
dovrebbe coincidere con lo slargo tra la confluenza di via Gramsci con
la via A.S. Mazzocchi. Si tratta della zona di S. Maria Capua Vetere,
che ha conservato l’impianto antico attorno al Duomo, e laddove sono
fiorite le botteghe artigianali e del commercio al minuto.
Nell’agglomerato edilizio, racchiuso tra via R. D’Angiò (coincidente
con l’antico cardo massimo) e via Albana e da nord a sud da via M.
Fiore e via Latina, sono ancora visibili edifici con strutture
architettoniche settecentesche.
Per tutta la seconda metà del XVIII secolo non si hanno notizie sui
Frecentese. Bisogna attendere le registrazioni anagrafiche comunali
d’inizio XIX secolo per avere informazioni sugli aspetti lavorativi,
abitativi e note di colore sui Frecentese a S. Maria Capua Vetere.
2. Nuclei abitativi ed attività del ramo di S. Maria Capua Vetere attraverso gli atti di stato civile (secc. XIX-XX).
2.1. Dall’inizio dello stato civile comunale sammaritano all’unità d’Italia.
In effetti è a partire dai documenti di stato civile comunale, in
particolare gli atti di matrimonio, che è possibile rintracciare le
esperienze lavorative ed economiche intraprese dalla famiglia nelle sue
diramazioni dal capostipite sammaritano.
Qui di seguito sono segnalati alcuni atti di nascita, di matrimonio e
di morte registrati nel comune di S. Maria Capua Vetere; per le donne
vale ricordare che contraevano, di solito, il matrimonio nella propria
parrocchia di residenza.
L’8 aprile 1810 alla registrazione della nascita di Giovanna Candida
Maria, figlia di Paolo Giovanni, di professione negoziante, appare come
testimone Ottavio Vincenzo Frecentese, pro cancelliere. Paolo Giovanni
ed Ottavio Vincenzo sono fratelli, figli di Giovanni Girolamo.
Il 2 marzo 1812 d. Giovanni Pasquale Domenico, figlio di d. Giovanni
Girolamo e donna Candida Cipullo, nell’atto di matrimonio con donna
Maria Teresa Abbate viene dichiarato di professione amanuense ed
abitante in S. Maria Capua Vetere nella strada San Lorenzo. La moglie
Maria Teresa è figlia di un possidente e la sua famiglia abita nella
strada dietro il Duomo.
Il 22 febbraio 1817, nell’atto di nascita, Vincenzo è dichiarato figlio
di Giovanni Pasquale Domenico, impiegato del tribunale civile di S.
Maria Maggiore.
Il 19 aprile 1817 nasce Rosa Candida Geltrude, figlia di
OttavioVincenzo (vice cancelliere comunale) e Maria Giovanna Baja.
In questi primi documenti appare in tutta evidenza come la famiglia
appartenesse al livello della media-alta borghesia cittadina. Le
professioni di amanuense e di impiegato, unitamente a quella del
negoziante forniscono l’indicazione di attenzione nei confronti
dell’istruzione dei propri membri e della loro collocazione lavorativa
nelle strutture impiegatizie cittadine (comune, tribunale).
L’accesso al settore impiegatizio e l’intraprendenza nel commercio, che
ricorda l’attività originaria dello speziale antenato Paolino Giovanni
Bernardo e che apparirebbe tramandata al di là del settore della
specifica tipologia di vendita, non sono casuali, se si ricorda che
tutti comunque sono attestati in qualità di possidenti. Nel corso di
circa un secolo la famiglia Frecentese aveva accumulato una discreta
ricchezza.
L’8 ottobre 1836 d. Pasquale Vincenzo Paolo, figlio di don Giovanni
Pasquale Domenico e di donna Maria Teresa Abbate, nell’atto di
matrimonio con donna Maria Luisa Ulli, è attestato nella sua attività
di scribente (o scrivano) ed abita nella strada San Lorenzo. I suoi
genitori si dichiarano possidenti. Maria Luisa abita alla strada
Santa Croce e figura come proprietaria. All’atto sono testimoni
scribenti e possidenti.
Il 30 giugno 1840 d. Vincenzo Giuseppe Maria, figlio di d. Giovanni
Pasquale Domenico e di donna Maria Teresa Abbate, nell’atto di
matrimonio con Maria Teresa Grandizio, è nominato nella sua attività di
scribente ed abita nella strada San Lorenzo. La sua genitrice si
dichiara possidente. Maria Teresa Grandizio abita nella Strada della
Croce ed il padre è scribente. All’atto partecipano in qualità di
testimoni scribenti ed impiegati.
Il 20 maggio 1845 d. Pasquale Vincenzo Paolo, figlio di d. Giovanni
Pasquale Domenico e di donna Maria Teresa Abbate, nell’atto di seconde
nozze con Maria Raffaella Fusco, è dichiarato scribente ed abita nella
strada San Lorenzo. La sua genitrice si dichiara possidente.
Maria Raffaella abita nella strada San Lorenzo ed è benestante.
All’atto partecipano in qualità di testimoni possidenti, usciere
comunale ed impiegati.
Il 6 maggio 1847 donna Angela Maria Rachele, figlia di d. Ottavio
Vincenzo e di donna Maria Giovanna Baja, nell’atto di matrimonio con d.
Gennaro Golini di professione scribente, è attestata nella sua qualità
di possidente ed abita nella strada San Lorenzo. All’atto partecipano
in qualità di testimoni l’usciere comunale e gli impiegati.
Il 10 ottobre 1847 donna Adelaide, figlia di d. Giovanni Pasquale
Domenico e di Maria Teresa Abbate, nell’atto di matrimonio con Giovanni
Viggiano, possidente, è dichiarata nella sua qualità di benestante ed
abita nella strada San Lorenzo. All’atto partecipano in qualità di
testimoni l’usciere comunale, possidenti e gli impiegati.
Il 27 marzo 1851 d. Giuseppe Vincenzo Giovanni, figlio di d. Ottavio
Vincenzo e di donna Maria Giovanna Baja, nell’atto di matrimonio con
donna Angela Viola, dichiara la sua attività di architetto ed abita
nella strada San Francesco. Angela Viola è nativa di Napoli ed è
benestante. La coppia, come viene scritto, ha generato due figli prima
del matrimonio e li ha chiamati Ottavio Giovanni Giuseppe e Annibale
Giacinto Enrico, regolarmente denunciati e battezzati. All’atto
partecipano in qualità di testimoni l’usciere comunale, un falegname,
un cocchiere ed uno scrivente impiegato.
Il 6 ottobre 1853 donna Raffaella Maria Domenica, figlia di Ottavio
Vincenzo e di Maria Giovanna Baja, nell’atto di matrimonio con d. Luigi
Carlucci, possidente, originario di Giovinazzo, è attestata quale
possidente ed abitante nella strada San Lorenzo. All’atto partecipano
in qualità di testimoni l’usciere comunale, un possidente e due
scriventi.
Il 3 giugno 1854 donna Candida Rosa, figlia di Giovanni Pasquale
Domenico e di donna Maria Teresa Abbate, nell’atto di matrimonio con
Simone Nassi, soldato della riserva, originario di Pignataro, è
attestata quale possidente ed abitante alla strada della Croce.
All’atto partecipano in qualità di testimoni un calzolaio, un venditore
privilegiato, un “tramontano”, un “sartore”.
Il 18 gennaio 1855 d. Gaetano Maria Pasquale, figlio di d. Ottavio
Vincenzo e di Maria Giovanna Baja, nell’atto di matrimonio con donna
Matrona Trojano, è attestato nella sua qualità di possidente ed abita
nella strada San Lorenzo. All’atto partecipano in qualità di testimoni
un falegname, due possidenti, un benestante.
Il 23 settembre 1861 donna Maria Virgilia, figlia di d. Vincenzo
Giuseppe Maria e di Maria Teresa Grandizio, nell’atto di matrimonio con
d. Gaetano Finelli, possidente, originario di Napoli, è dichiarata
quale possidente ed abitante alla strada San Lorenzo. All’atto
partecipano in qualità di testimoni un guardiano del camposanto, un
musicante della Guardia Nazionale, un servente, un calzolaio.
Fino a poco prima l’Unità d’Italia i rami della famiglia sono in genere
formati da possidenti e scrivani. Si tratta, pertanto, di persone di
alto livello economico-sociale e i legami che vengono stretti sono con
altrettante famiglie benestanti.
I Frecentese non sono mai stati numerosi ed in questo periodo sono
collocati nella scala sociale al livello della ricca borghesia
cittadina operante nel campo della proprietà terriera, ma non sembra
abbiano mai avuto accesso al rango nobiliare.
Va considerato che Paolino Giovanni Bernardo, l’iniziatore del ramo
sammaritano era uno speziale di medicina e nel 1754 questa era sì
un’attività redditizia nel campo del commercio, ma non tale da
giustificare un livello di vita agiato e di rendita. Con ogni
probabilità si deve alle capacità del figlio di Paolino, Giovanni
Girolamo l’accumulo di così consistenti beni, anche grazie al
matrimonio con Candida, figlia della ricca famiglia Cipullo.
Tre sono i punti dove i Frecentese abitano. Innanzitutto nella piazza e
strada San Lorenzo (oggi via A. Gramsci), collocata nei pressi del
Duomo e del vecchio Municipio, accanto al Tribunale. La strada S.
Lorenzo collega il tratto di via Roma (che confluisce con via Roberto
d’Angiò) a via A. S. Mazzocchi. La strada è, pertanto, nel cuore della
città e abitare lì senz’altro dà visibilità sociale. La struttura
familiare non si disperde nel corso della prima metà del XIX secolo,
almeno fino al 1835. La strada San Lorenzo è punto di riferimento per
tutti: è la residenza della famiglia. E’ difficile oggi provare a
rintracciare l’esatta ubicazione del palazzo dei Frecentese, stante le
molte trasformazioni avvenute a livello urbanistico e le
ristrutturazioni compiute nei fabbricati.
Alcuni discendenti tendono tra gli anni 1835-1840 a spostarsi in altre
zone della cittadina: strada della Croce, strada S. Francesco
nell’omonimo rione, strada del Monte.
Con il 1856 comincia la vera e propria dispersione con la sistemazione
in edifici più lontani dal cuore tradizionale di insediamento familiare
e siti in vicolo S. Teresa, strada S. Sebastiano e strada Concezione.
L’attività prevalente è quella del possidente terriero, che vive
abbastanza agiatamente in una società a forte prevalenza agraria e
nell’industria artigiana della conceria. Altro dato di interesse è
l’impiego di amanuense o scrivano di diversi componenti il nucleo
familiare, riservato a chi sa leggere e scrivere ed è in possesso di
una qualificazione professionale quanto meno attestata. L’impiegato
pubblico è in genere lo scrivente che ha avuto accesso ai ruoli del
comune e delle amministrazioni pubbliche in genere. Si tratta anch’essa
di un’attività di prestigio sociale. Il già ricordato Ottavio Vincenzo
è pro cancelliere del comune e Giovanni Pasquale Domenico è impiegato
del tribunale civile di S. Maria Maggiore. Gaetano Maria Pasquale è
impiegato del municipio e sottoscriverà diversi atti di matrimonio
nella qualità dapprima di impiegato e di semplice testimone. Gaetano
Maria Pasquale chiederà di poter ottenere l’incarico di cancelliere
archiviario tra 1843 e 1846, cioè di assistente del Conciliatore,
aprendo una vertenza contro la nomina di altro impiegato non titolato
(ASCe, Giustizia, personale, 129/5.1, 1)
L’architetto Giuseppe Vincenzo Giovanni abiterà in via S. Francesco.
Conduce una vita piuttosto dissonante rispetto al resto della famiglia.
Ha una relazione con una giovane napoletana dimorante in S. Maria.
Dalla convivenza nascono due figli prima del matrimonio, relazione che
successivamente verrà regolarizzata sia al civile che in chiesa presso
la parrocchia di S. Erasmo, il che conferma l’accasamento pre
matrimonio in via S. Francesco, con il defilarsi rispetto ai beni
paterni situati della strada S. Lorenzo. Di Giuseppe è conservata
nell’Archivio di stato di Napoli una sua pianta topografica della
Difesa denominata Riccia di proprietà di Luigi Sanseverino, principe di
Bisignano, sita nel territorio di Cancello Arnone, e redatta nel 1874
(ASNa, Affari demaniali, Documenti iconografici, b. 11).
I matrimoni da parte maschile avvengono con famiglie benestanti:
Cipullo (1777), Abbate (1812), Ulli (1836), Grandizio (1840), Fusco
(1845), Viola (1851), Trojano (1855). Dei Trojano rimane ancor oggi
memoria in una stradina denominata vico Gaetano Troiano, poco distante
dalla strada San Lorenzo, di fronte al Tribunale.
Per parte femminile le famiglie imparentate diventano: Golini,
scrivente (1847), Viggiano, possidente (1847), Carlucci, possidente
(1853), Nassi, soldato della riserva (1854), Finelli, possidente (1861).
Tutte le famiglie che vengono legate dal vincolo matrimoniale con la
Frecentese sono di S. Maria Capua Vetere, tranne: Viola (Napoli),
Carlucci (Giovinazzo), Nassi (Pignataro), Finelli (Napoli).
E’ l’apogeo della famiglia: Il figlio di Paolino Giovanni Bernardo,
Giovanni Girolamo, coniugatosi con Candida Cipullo, ha saputo portare
la famiglia ad un livello di ricchezza e pubblicità sociale, che non
sarà più eguagliato. Morirà a circa 88 anni, lasciando beni mobili ed
immobili, un palazzo degno dell’alta borghesia cittadina, figli
sistemati con matrimoni di tutto rispetto.
Da lui si ripartiranno tre rami: Paolo Giovanni che si sposerà con
Maria Giuseppa Mascia nel 1806, Ottavio Vincenzo che contrarrà
matrimonio con Maria Giovanna Baja, Giovanni Pasquale Domenico che si
unirà con Maria Teresa Abbate nel 1812.
Il ramo del primogenito Paolo Giovanni si è estinto per scarsa
prolificità e pochissimi matrimoni nella linea maschile. Il ramo del
terzogenito Giovanni Pasquale è proseguito fino alla sua estinzione in
Italia e la prosecuzione in Argentina, di cui oggi sono presenti alcuni
rappresentanti.
Il ramo più vivace e l’unico ancora autenticamente sammaritano per
origini e per dimora è quello di Ottavio Vincenzo, che percorre e si
intreccia con la storia sammaritana fino ai nostri giorni.
2. 2. Dall’unità d’Italia alla fine del XIX secolo.
Il 10 gennaio 1863 il segretario comunale di S. Maria Capua Vetere
Giuseppe Gaetano Agostino, figlio di d. Paolo Giovanni, iscrive nel
registro dei nati la propria figlia Giuseppa Amalia Giuditta Claudia
Elisa.
L’8 gennaio 1865 d. Giuseppe Alessandro, figlio di d. Francesco
Giovanni Alessio impiegato e di donna Angela Santamaria, nell’atto di
matrimonio con donna Annamaria Russo di Pietrantonio, usciere, è
attestato come cancelliere in Cicciano. All’atto partecipano come
testimoni due negozianti, uno scrivente, un legale.
Il 7 maggio 1866 Pasquale Vincenzo Paolo, vedovo di Raffaella Fusco,
figlio di Giovanni Pasquale Domenico e Maria Teresa Abbate, di
professione usciere al tribunale di Cassino, ha contratto matrimonio
con Rosa De Luca, cucitrice, figlia dello stagnaro Domenico.
Il 29 marzo 1867 Adele Ernesta Alfonsa viene registrata dal padre d.
Giuseppe Alessandro, figlio di Francesco Giovanni Alessio, che esercita
l’attività di vice cancelliere presso la pretura di Saviano.
Il 4 luglio 1867 Paolo Francesco Antonio, figlio di Vincenzo Giuseppe
Maria e Maria Teresa Grandizio, di anni 18, e Maria Rachele Ferrara,
vedova di Enrico Fusco, possidente, abitante con il figlio maggiore di
professione pittore, hanno contratto matrimonio alla presenza di due
impiegati comunali in qualità di testimoni.
Il 20 febbraio 1870 Giuseppe Vincenzo Giovanni, figlio di Ottavio
Vincenzo e Maria Giovanna Baja, vedovo di Angela Viola, di professione
architetto ed impiegato civile, ha contratto matrimonio con Filomena
Majorano, benestante e figlia del negoziante Angelo, alla presenza di
una guardia campestre e di un impiegato civile in qualità di testimoni.
Il 14 dicembre 1870 Giuseppe Alessandro registra il proprio figlio
Eduardo Alfredo Aniello Francesco Emilio Salvo ed ha la qualifica di
vice cancelliere del tribunale di S. Maria Capua Vetere.
Il 6 novembre 1871 viene registrata Teresa Michela, figlia di Paolo
Francesco Antonio, di professione guardia, medesima professione
dichiarata il 6 gennaio 1874 nell’atto di nascita della propria figlia
Pasqualina Candida Rosa. Paolo Francesco Antonio oltre alla professione
di guardia indica pure l’attività di pittore. Dopo questa
registrazione Paolo Francesco Antonio si qualificherà sempre come
pittore.
Il 1 settembre 1872 in qualità di segretario comunale Giuseppe Gaetano
Agostino, figlio di d. Paolo Giovanni, firma la delibera del Consiglio
Comunale per lastricare la via Torre in S. Maria Capua Vetere.
(Cfr. Il progetto).
Il 29 marzo 1874 Ottavio Giovanni Giuseppe, figlio dell’architetto
Giuseppe Vincenzo Giovanni e di Angela Viola, di professione impiegato
al dazio, ha contratto matrimonio con Maria Giuseppa Majorano, vedova
di Alfonso Addonisio alla presenza di un messo comunale e di un
falegname in qualità di testimoni.
L’11 febbraio 1875 Carmela Maria Giovanna, figlia di Vincenzo Giuseppe
Maria e Maria Teresa Grandizio, cucitrice, ha contratto matrimonio con
Pasquale Trepiccione di professione falegname, alla presenza di due
impiegati in qualità di testimoni.
Il 7 gennaio 1878 muore all’età di tre anni Giuseppe Annibale Vittorio,
figlio di Ottavio Giovanni Giuseppe, impiegato, e la registrazione del
decesso avviene davanti al segretario comunale Giuseppe Frecentese.
Il 19 settembre 1878 Olimpia Ermelinda Filadelfia Sofia Adele Corinna
Giovanna, figlia di Gaetano Maria Pasquale e Maria Matrona Trojano,
possidente, ha contratto matrimonio con Carlo Viggiano, figlio di
Giovanni, e di Adelaide Frecentese, di professione ritrattista alla
presenza di un impiegato e di una guardia municipale in qualità di
testimoni. Carlo Viggiano nei confronti di Olimpia è cugino acquisito
di secondo grado.
Il 29 aprile 1880 Luigi Paolo, figlio di Francesco Giovanni Alessio e
di Angela Santamaria, impiegato, ha contratto matrimonio con Teresa
Russo, domestica di casa, alla presenza di un usciere ed un impiegato
comunale in qualità di testimoni. L’11 aprile 1878, prima del
matrimonio, la coppia aveva avuto un figlio di nome Francesco Giovanni
Alberto regolarmente registrato ed in quell’occasione aveva già
dichiarato di svolgere il lavoro di impiegato.
Il 27 giugno 1883 Guglielmo Roberto Gustavo, figlio di Giuseppe
Vincenzo Giovanni e Angela Viola, di professione guardia campestre, ha
contratto matrimonio con Erminia Lamonica, donna di casa alla presenza
del custode e di una guardia municipale in qualità di testimoni.
Nell’atto di nascita della propria figlia Angiola dell’11 ottobre 1885,
Guglielmo appare ancora come guardia municipale.
Il 25 aprile 1888 Goffredo Gustavo Adolfo Ottavio Costantino Corinto
Oreste, figlio di Gaetano Maria Pasquale e Matrona Trojano, impiegato,
ha contratto matrimonio con Giovanna Finelli alla presenza di un
custode e di un messo comunali. In realtà nell’atto di nascita del
figlio Gaetano del 5 ottobre 1888, Goffredo appare in qualità di
commesso e solo nelle registrazioni successive figura nella qualità di
impiegato. Nel 1903 Goffredo è dichiarato professore di musica
nell’atto di nascita del figlio Pasquale.
Il 15 novembre 1888 Emilia Palma Filomena Amalia, figlia di Francesco
Giovanni Alessio ed Angela Santamaria, ha contratto matrimonio con
Alfredo Vargas, nativo di Napoli, possidente alla presenza dei due
messi comunali in qualità di testimoni.
Il 10 settembre 1891 Paolo Francesco Antonio, figlio di Vincenzo
Giuseppe Maria e Maria Teresa Grandizio, di professione “giornaliero”,
ha contratto matrimonio con Maria Viggiano alla presenza di un messo e
di un impiegato comunali.
Il 19 maggio 1892 Salvatore Adolfo Gustavo Amilcare Ottavio Simmaco,
figlio di Gaetano Maria Pasquale e Matrona Trojano, ha contratto
matrimonio con Adelina Lemma, casalinga, alla presenza di due impiegati
comunali.
Il 9 marzo 1893 Salvatore Adolfo Gustavo Amilcare Ottavio Simmaco nel
registrare la nascita della figlia Giulia Olimpia Giuseppa dichiara di
essere farmacista.
Il 4 agosto 1894 Silvia, figlia di Ottavio Giovanni Giuseppe e di Maria
Giuseppa Majorano, ha contratto matrimonio con Emilio Perillo di
Anacleto, nativo di Castelforte, musicante e residente a Londra, alla
presenza dei due messi comunali.
Il 22 novembre 1895 muore a 18 anni Francesco Giovanni Alberto, figlio
di Luigi Paolo e di Teresa Russo, registrato con la professione di
tipografo.
Il 6 giugno 1898 Maria Giovanna Clarice Teodora Amalia Anna, figlia di
Gaetano Maria pasquale e di Matrona Trojano, ha contratto matrimonio
con Giuseppe Finelli, di professione capitano contabile in posizione
ausiliaria, alla presenza di un messo e di un impiegato comunali.
Gaetano, di professione impiegato del comune della città e pensionato
da pochi anni, era morto alcuni mesi prima il 17 gennaio 1898.
Dal loro matrimonio nascono: Margherita (17-04-1899), Angelo
(3-10-1902), Lucia (23-05-1904) e Amalia (2-10-1908), che emigreranno
da S. Maria Capua Vetere tra il 1935 ed il 1938. In particolare
Margherita si coniuga con Giovanni Nitti e abiterà e morirà a Roma.25
Successivamente all’unità d’Italia, i vari rami familiari si separano
anche territorialmente, localizzandosi in diversi punti della città. I
quartieri di S. Francesco e di S. Erasmo diventano i nuovi luoghi
residenziali dei Frecentese. Non viene ancora abbandonata totalmente la
strada di S. Lorenzo ed i suoi dintorni.
In genere gli eredi dei possidenti e proprietari terrieri tendono a
sistemarsi all’interno della realtà impiegatizia ed amministrativa
cittadina. Questo, probabilmente, ha fatto seguito alle divisioni dei
beni immobili, al loro frazionamento, anche per la prolificità di
alcuni rami e l’esigenza di sistemare le figlie con opportuna provvista
di dote.
Si spiegano così le abitazioni, spesso in affitto, collocate nella
strada Monte, strada Anfiteatro, piazza del Popolo, via Albana, via
Melorio, via Torre, via Milbitz, corso Adriano, via Vetraia, via Tari.
I matrimoni sono contratti con famiglie di piccola borghesia e con esercenti il commercio o l’artigianato.
Il Frecentese possidente, benestante, proprietario si tramuta
nell’impiegato, nell’artigiano, che non vive più di rendita o come
amministratore del proprio patrimonio immobiliare agrario. In questa
nuova modalità è costretto a perdere posti di visibilità sociale.
L’impiegato è sempre un incarico di tutto rispetto nell’economia e
nell’esercizio del piccolo potere cittadino, ma è lavoro oramai
subordinato.
Interessante è notare che Giuseppe Gaetano Agostino, figlio di Paolo
Giovanni, arriva ad essere segretario comunale. Riceve nel 1876 la
dichiarazione di nascita di Angiolina Maria Clotilde, figlia di Ottavio
Giovanni Giuseppe, in qualità di segretario comunale e pro tempore
pubblico ufficiale dello Stato civile.
Di un qualche rilievo è l’attività svolta da Salvatore: farmacista. E’
un richiamo alle origini del ramo sammaritano dei Frecentese, il cui
capostipite è Paolino Giovanni Berardino, speziale di medicina, il
termine antico per definire per l’appunto la professione del farmacista.
Sul finire del XIX secolo le condizioni economiche di alcuni dei
Frecentese sono tali che costringono, come per molte altre famiglie, a
tentare la via dell’emigrazione. Dapprima l’emigrazione in altre
regioni italiane con matrimoni. Poi quella in Brasile, Argentina e solo
agli inizi del XX secolo negli U.S.A.
Probabile la perdita, sul finire del secolo, della casa alla strada San
Lorenzo, quell’abitazione con corte che era diventata il cuore
propulsore della famiglia.
Il profilo dei Frecentese vede componenti che esercitano alcune arti
peculiari: musica, restauro, architettura… Esemplare la vicenda di
Corindo, che sarà chiamato nel 1898 in Brasile dal consolato italiano
come restauratore da Salviati, un milanese trapiantato a Venezia,
emigrato e divenuto docente dell’accademia di São Paolo; assunto come
collaboratore di Salviati, ne ha, poi, sposato la figlia Maria.
Corindo, messosi in proprio, si cimenterà con profitto nella
costruzione di abitazioni in alcuni quartieri di São Paolo.
Purtroppo nei documenti non figurano altre indicazioni riguardanti le
attività familiari, la localizzazione di abitazioni e beni.
2. 3. Dagli inizi del XX secolo al secondo conflitto mondiale.
Il 19 aprile 1903 nasce Francesco Alfonso Erasmo Simmaco, figlio di
Salvatore Adolfo Gustavo Amilcare Ottavio Simmaco che è attestato come
assistente di farmacia.
Il primo maggio 1903 nasce Pasquale, il cui padre Goffredo Gustavo
Adolfo Ottavio Costantino Corinto Oreste dichiara la professione di
insegnante di musica.
Il 4 agosto 1904 Silvia, figlia di Ottavio Giovanni Giuseppe e Maria
Giuseppa Majorano, sposa Emilio Perillo, nativo di Castelforte, figlio
di Anacleto e Marchiorre Loreta, ambedue residenti a Londra, di
professione musicante.
Il 15 marzo 1905 Adele Margherita Giuseppa, figlia di Ottavio Giovanni
Giuseppe e Maria Giuseppa Majorano, sarta, ha contratto matrimonio con
Gaetano Perretta, calzolaio alla presenza di un impiegato e di un
portiere comunali in qualità di testimoni.
Il 31 luglio 1919 Angiolina Maria Clotilde, figlia di Ottavio Giovanni
Giuseppe e di Maria Giuseppa Majorana, ha contratto matrimonio con
Arturo De Caprio, provenente da Cancello Arnone, di professione
impiegato, vedovo, alla presenza di una casalinga (Adele Margherita
Giuseppa, sorella di Angiolina) e di un messo comunale in qualità di
testimoni. Arturo era figlio naturale di Rosa De Caprio.
Il 27 giugno 1920 Teodorico Arnaldo Gaetano Angelo, figlio di Goffredo
Gustavo Adolfo Ottavio Costantino Corinto Oreste, scrivano, e di
Giovanna Finelli, ha contratto matrimonio con Antonia Santoro, figlia
di Alessandro, contadino, alla presenza di un possidente e di un
ebanista (Gaetano Giuseppe Vittorio Prisco, fratello di Teodorico) in
qualità di testimoni.
L’11 novembre 1920 Domenico, figlio di Guglielmo, guardia urbana, e di
Erminia Lamonica, ha contratto matrimonio con Girolama Gioielli di
Giovanni, falegname, alla presenza di un portiere e di un messo
comunali in qualità di testimoni. Domenico era commesso di farmacia e
Girolama sarta.
Proprio Domenico, figlio di Guglielmo Roberto Gustavo, partirà nel 1923
alla volta degli U.S.A. con la moglie ed il figlioletto Guglielmo.
Domenico quando giungerà a Ellis Island dichiarerà di essere commesso
di farmacia e suo figlio Guglielmo, naturalizzato in William,
partecipando alla seconda guerra mondiale sarà arruolato nel
battaglione medico probabilmente per aver declinato competenze nel
settore.
Ancor oggi in Aversa da alcune generazioni è attiva la farmacia del Leone, gestita dai Frecentese. Una conferma delle origini?
La farmacia “Del Leone” fu acquisita da Salvatore Adolfo Gustavo
Amilcare Ottavio Simmaco e dalla moglie Adelina Lemma nei primi decenni
del XX secolo. Salvatore era stato inizialmente commesso nella farmacia
situata nei pressi dell’anfiteatro campano di S. Maria Capua Vetere.
Nel 1923, il giorno 18 luglio Gaetano Aniello Giovanni ha contratto
matrimonio con Peppina De Angelis in Napoli. Ha intrapreso giovanissimo
la carriera in Marina militare e si è congedato con il grado di
capitano.
Il 19 luglio 1930 Pasquale, figlio di Goffredo Gustavo Adolfo Ottavio
Costantino Corinto Oreste e Giovanna Finelli, segantino (falegname)
sposa Assunta Della Valle.
Il 26 agosto 1936 Angiola, figlia di Guglielmo ed Erminia Lamonica, in
età matura contrae matrimonio con Pasquale Cinquegrana, vedovo,
originario di Caivano, possidente e residente a Casale di Carinola.
La dispersione della famiglia Frecentese, già consumatasi rispetto al
nucleo abitativo originario di fine XVIII secolo, prosegue con quella
dei legami familiari, che si allentano per via delle ramificazioni. A
questa si aggiunge il fenomeno dell’emigrazione di fine XIX secolo e
primi decenni del XX verso Brasile, Argentina e U.S.A.
Un ramo del casato si stabilirà ad Aversa, dove tuttora è presente con i suoi discendenti.
Con il secondo dopoguerra u nuovo ramo si stanzierà a Scafati con alcune famiglie.
Per motivi di lavoro i Frecentese sammaritani si collocano oggi oltre a
S. Maria Capua Vetere a Bordighera, Casagiove, Caserta, Ceccano,
Conegliano, Formia, Latina, Livorno, Palermo, Rubano, Varese, Verdello.
Nel passato hanno abitato anche a Casale di Carinola, Cassino, Gaeta,
Mola di Gaeta (Formia), Monreale, Napoli, New York, Roma, Vairano
Patenora.
Fuori dell’Italia sono presenti a Buenos Aires, Mendoza, São Paulo, Piracicaba.
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